Di Falco presenta Standing Ovation: “La cultura sia arma di unione di massa”

Alla libreria UBIK di Via Benedetto Croce, Napoli, ieri 1 Giugno 2022 si è svolta la presentazione di Standing Ovation, opera prima di Luisa Di Falco, giovane scrittrice napoletana. In una saletta decisamente gremita, e di un pubblico particolarmente giovane, l’autrice ha dapprima ringraziato la libreria UBIK per lo spazio gentilmente concesso, e la casa Editrice La Gru di Latina, che per motivi logistici non era presente.

Standing Ovation – Trama ed Ispirazione

Si è poi passati alla vera e propria presentazione di quello che la stessa autrice non esita a definire un “romanzo della speranza”. La storia vede un protagonista volutamente anonimo che, durante gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, sceglie l’autoreclusione in teatro per provare a portare in scena una propria opera, quella che definisce più importante, nonostante una carriera fino a quel momento non brillante.

La speranza della fama e del successo lasciano però presto lo spazio ad un compito più profondo, quello di far sopravvivere alla guerra la bellezza, l’arte, la possibilità di vedere ancora le persone sedute le une accanto alle altre con spirito di unione e vicinanza.

Il riferimento agli anni delle restrizioni pandemiche è implicito ma evidente, mascherato dallo scenario temporalmente lontano rispetto a quello più recente del Covid-19. L’autrice sottolinea subito il peso del linguaggio di guerra imposto dai mass media dal 2020 ad oggi nella spiegazione della crisi sanitaria, ed evidenzia il trauma vissuto dalle nuove generazioni, ritrovatesi da un momento all’altro strappate alla propria quotidianità e allontanatesi fisicamente dal prossimo e dalle proprie passioni. “In un presente che significa distanza – esorta l’autrice – la cultura diventi arma di unione di massa”. 

Presentazione – I contributi degli ospiti

Alla presentazione hanno partecipato con i propri contributi anche l’attrice, regista e presidente dell’Associazione Si Può Fare Loredana Di Martino e il professore di Lettere e Storia Stefano Crescenzi. Il libro, nato dalla necessità interiore dell’autrice di riavvicinarsi al teatro, e riemerso dal cassetto dei progetti sospesi proprio durante il primo lockdown pandemico, viene descritto da Loredana Di Martino come “il toccante e riuscitissimo tentativo di far sopravvivere le arti alla guerra, ma anche a sé stessi. Nell’esperienza del teatro a distanza, ritenuta necessari dai ragazzi dei laboratori di Si può fare per non far morire l’arte, è rintracciabile la stessa scintilla di vita del protagonista, che fa di tutto per non spegnersi”. 

Stefano Crescenzi descrive Standing Ovation come “un romanzo storico senza esserlo a pieno, un libro che – come i grandi classici – ha qualcosa da dire sempre per la tecnica che lo trasforma, portando per mano il lettore in quello che per lui è il proprio luogo del sacro, in una descrizione di un mondo interiore nel quale è impossibile non identificarsi”. 

Al pubblico presente alla UBIK sono stati proposti diversi stralci del libro letti dal giovane e bravo Giuseppe Ciccarelli, mai emozionato alla lettura, un po’ di più quando ha sottolineato come la produzione di un’opera da parte di una giovane autrice rappresenti già “un obiettivo importante per dei giovani abituati a lasciar perdere, a non credere fino in fondo in ciò che si fa”.

Standing Ovation – Tecnica e conclusioni

La storia, narrata inizialmente in prima persona attraverso una voce maschile “necessaria a mascherare l’aspetto autobiografico” confessa Di Falco, è costellata di rimandi ai classici della letteratura, e va poi introducendo nuovi personaggi man mano che la discesa nei pensieri e nelle azioni del protagonista dovrebbe portare alla produzione del copione dell’opera da portare in scena. Un copione “non convenzionale” la cui scoperta viene lasciata al lettore.

La personalità di Luisa Di Falco è già evidente, al di là della comprensibile emozione nella presentazione della sua opera prima: emerge dalla decisione e dalla fermezza con cui parla di Standing Ovation e del ruolo del libro in assoluto, nelle battute conclusive della presentazione.

Dalle quali estraiamo più che volentieri le parole di una ragazza, appena dodicenne, che non esita a definire il libro “un compagno molto più affidabile di qualsiasi dispositivo tecnologico: quest’ultimo può guastarsi e abbandonarti in un momento. Il libro invece, è e sarà sempre lì”. Un forte segnale di speranza che Standing Ovation saprà sicuramente moltiplicare nel cuore dei suoi lettori.