Il Reddito di Cittadinanza rappresenta alla perfezione un esempio di strumento anche politico, utilizzato da una particolare forza durante una massiccia campagna elettorale, ma che nel corso del tempo è divenuta una forma di “aiuto” indispensabile per migliaia di cittadini.
Oramai è percepito come un vero e proprio sussidio, piuttosto che una forma di integrazione nel mondo del lavoro.
Il governo di maggioranza, formato da una composizione di centrodestra con a capo Giorgia Meloni, si è da sempre opposto a questa misura definita addirittura “paghetta di stato”, ma ora che la maggioranza di governo è composta proprio da partiti “anti” Reddito di Cittadinanza, come cambierà questa misura?
Reddito di cittadinanza: ecco come cambierà con la Meloni
A bocce ferme, l’attuale esecutivo non si è ancora globalmente espresso su questa misura, considerata a lungo quasi “nociva”, ma anche se diversi partiti come la Lega si sono apparentemente ammorbiditi, diverse modifiche sono in programma soprattutto nell’intenzione di rendere il sussidio legato al RdC non così duraturo e “sicuro”, come ha definito il sottosegretario leghista Claudio Durigon.
L’intenzione da parte del partito ora è di rendere il sussidio una forma di “aiuto di passaggio” ma che non può essere la “normalità”.
Almeno per ora l’idea è di sviluppare una sorta di “percorso” vero e proprio che prevede delle tappe.
Non abolire direttamente il reddito ma renderlo attivo per 18 mesi.
Successivamente l’assegno viene sospeso e si passa per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro, che prevede per esempio corsi di formazione, così da favorire l’introduzione nel mondo del lavoro in maniera efficace.
Dopodiché verrà di nuovo attivato il Reddito di Cittadinanza per 12 mesi ridotto del 50%.
Ci sarà poi un’ulteriore sospensione ed infine una trance del 25% per 6 mesi e infine lo stop definitivo.