Raffaele Niutta, presidente dell’Afragolese, è stato stangato dal Giudice Sportivo subendo una squalifica di 7 mesi, cioè fino al termine della stagione corrente, per la condotta antisportiva avuta contro un calciatore del Giugliano al termine della gara di domenica scorsa. Quello che ci chiediamo e se è stato un provvedimento troppo severo o se si è voluta dare una lezione esemplare per il movimento calcistico.
Raffaele Niutta e il gesto antisportivo
Partiamo ricordando cosa è successo domenica. Il presidente dell’Afragolese, Raffaele Niutta, al triplice fischio dell’arbitro è entrato sul terreno di gioco e dopo un parapiglia si è reso protagonista di un gesto deplorevole e da lui stesso subito dopo condannato, quello di aver dato uno schiaffo al calciatore avversario Federico Cerone.
Le scuse pubbliche ed il morale a pezzi
Il presidente non ha atteso molto per far pervenire le proprie scuse al calciatore, alla società del Giugliano e alla tifoseria, infatti è intervenuto in ben due trasmissioni televisive campane per assumersi tutte le responsabilità dell’accaduto.
Lo stesso Niutta ha subito ammesso di aver compiuto un gesto che mai un presidente o una qualsiasi persona di sport e non dovrebbe compiere, quello di arrivare alla violenza fisica. Una violenza che Niutta ha sempre condannato credendo nei valori dello sport come quello dell’aggregazione, ma che purtroppo domenica lo ha visto protagonista.
C’è da dire (ma non giustificare) che il dirigente rossoblù era entrato in campo per sedare gli animi surriscaldati dei calciatori come si è potuto evincere dalle immagini televisive, cercando di allontanare i propri calciatori, ma in un momento di blackout forse dovuto alla tensione ha compiuto quel gesto che a distanza di giorni ancora gli è rimasto fisso nella mente e di cui non riesce a farsene una ragione.
Abbiamo avuto modo di contattarlo anche nella giornata di ieri e ancora una volta Niutta ha ribadito di essere affranto e sconfortato per l’accaduto, lui impegnato anche nel sociale per aiutare persone disagiate, che invoglia i bambini a praticare lo sport proprio per le regole che esistono, è venuto meno per qualche secondo al suo essere e la mortificazione ancora lo perseguita, anche perchè è una persona affezionatissima alla piazza giuglianese e sa di aver deluso in un solo colpo tutti.
Niutta non è quello di domenica
Quello visto domenica di certo non è il Niutta che tutti conoscono, una persona che mette l’anima in quello che fa, un imprenditore di successo che si è meritato proprio per la sua passione verso il calcio il premio dedicato al suo caro amico scomparso Salvatore Sestile.
Gli errori nella vita ognuno li compie e non vanno sicuramente giustificati, anzi, soprattutto per chi ricopre un ruolo importantissimo in una società di calcio, ma crediamo che sia altrettanto giusto non crocifiggere una persona che tanto ha dato e sta dando per il calcio campano.
Mano pesante della giustizia o esempio per tutti?
Premettendo che molto probabilmente se lo stesso gesto fosse stato compiuto da un tifoso sarebbe stato emanato un Daspo, ci viene anche da chiedere se la pena comminata al presidente dell’Afragolese sia stata troppo pesante da parte della giustizia sportiva o se invece vuole essere da esempio per tutti.
Non entriamo nel merito della decisione, non ne abbiamo le competenze, ma se è stato un esempio che ben vengano queste punizioni purchè accada anche nei campionati professionistici per reati anche più gravi di un blackout momentaneo, come quello delle false plusvalenze, di incitamento all’odio razziale e potremmo elencarne tanti altri. Se così sarà in futuro sicuramente anche Niutta sarà il primo ad accettare di buon grado la punizione inflittagli, se invece si tende a colpire il più debole e cioè il calcio minore, la giustizia non è poi tale.
Vogliamo ancora una volta ribadire che il gesto compiuto dal presidente non è affatto giustificabile e siamo i primi a condannarlo fortemente, ma volevamo far conoscere anche un altro lato, quello vero di Raffaele Niutta.