Mangiare in bianco quando si sta male è davvero utile? La risposta che molti non conoscono

Gli esseri umani sono tendenzialmente influenzati dalle tradizioni e dal “folkrore” più o meno locale, anche in ambito alimentare, basta considerare i vari “rimedi della nonna” come metodologie pur non sempre efficaci ma tendenzialmente sempre presenti nell’immaginario comune. Anche mangiare in bianco, ossia “scondito” risulta essere una delle forme più “standard” riconosciute dalla maggior parte dei contesti umani, quando si soffre di qualche forma di disturbo inerente al sistema digestivo. Ma è davvero utile?


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Il cibo in bianco può differenziarsi in pesce, riso, ma anche cereali e qualsiasi altra forma di cibo “semplice” tendenzialmente servito e preparato in maniera scondita. Qualcosa di non invitante ne particolarmente saporito ma che almeno in apparenza favorisce la risposta dell’organismo a fronte di sintomatologie come vomito, diarrea e crampi allo stomaco.

In realtà non esiste una prova scientifica “culinaria” chiara in tal senso, in quanto molto dipende dalla risposta dell’organismo e dal tipo di disturbo che stiamo soffrendo. In senso generale è sicuramente vero che non stressare il sistema digestivo può indubbiamente portare vantaggi ma sono in molti a considerare il “cibo in bianco” un po’ sopravvalutato.

Spesso è la metodologia di cottura a causare pesantezza e malattie vere e proprie, quindi conviene condire magari in maniera leggera e cuocere in modo non invasivo (evitando le fritture). Un ottimo alimento in fase di “malattia” risulta essere l’intero contesto dei cereali, che può essere condito anche in modo importante con olio e altre spezie senza per questo avere un effetto negativo.

Mangiare in bianco

 

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