Cresciuta a Giugliano

Luisa Di Falco è una brillante scrittrice ed attrice teatrale in piena rampa di lancio. Cresciuta a Giugliano (NA) vive attualmente a Villaricca altro paese al nord di Napoli.

La giovane 22enne laureata in Lingue, culture e letterature moderne europee all’Università «Federico II » di Napoli, è l’autrice del romanzo “Standing Ovation” ed abbiamo avuto l’onore di poterla intervistare noi di  “Leggera”.

Luisa Di Falco l’abbiamo conosciuta attraverso il suo particolare scritto e ci ha concesso un’intervista con l’intento di approfondire la tematica della sua pubblicazione, indagando sulle sue scelte letterarie e di vita che l’hanno condotta a dar vita ad un personaggio tanto inusuale come il suo protagonista.

 

L’intervista

Benvenuta Luisa Di Falco. Abbiamo avuto modo di leggere il suo romanzo “Standing Ovation” e ciò che ci è saltato subito all’occhio è la scelta di porre come scenario per la sua storia il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Cosa l’ha spinta a compiere una tale scelta?

“Intanto, ringrazio la redazione di “Leggera” per la lettura del mio libro. “Standing Ovation” nasce da un grido d’aiuto: durante la pandemia da Covid 19, infatti, quest’idea, partorita anni prima, è stata riesumata e la situazione complessa degli anni precedenti non ha fatto altro che chiamare a raccolta tutte le nozioni sulla Seconda Guerra Mondiale studiate durante il liceo ed i primi anni di università.

A quel punto, quasi omaggiando grandi autori come Manzoni che ambientò il celebre romanzo “I Promessi Sposi” nell’Italia del ‘600 denunciando i soprusi della dominazione spagnola ma, allo stesso tempo, scrisse il romanzo durante il periodo della dominazione austriaca a cui veramente era rivolta la sua critica, decisi di ambientare il mio romanzo, nato nel XXI secolo, un secolo prima, così da descrivere e denunciare le difficoltà che i lavoratori dello spettacolo stavano vivendo, con i teatri chiusi e, tra le braccia, una Cultura morente”.

“Elogio alla Follia” Prefazione

Davvero interessante. Ma approfondiamo alcune parti del suo libro, come la prefazione. Come nasce il suo moderno “Elogio alla follia”?

Erasmo da Rotterdam, nel suo “Elogio alla follia” sconvolse l’opinione comune, identificando la follia in un modo del tutto nuovo, mai riscontrato prima in alcun intellettuale.

Egli, infatti, definisce la follia come la forza vitale insita negli uomini, la quale li illude, rendendo quindi sopportabile una realtà altrimenti detestabile. In questo, per Erasmo, gli uomini appaiono stolti, poiché cercano in tutti i modi di alienare l’irrazionalità, nonostante questa si identifichi come chiave per la felicità.

Oggigiorno accade lo stesso: vi è una tendenza sempre più forte verso l’omologazione e le passioni e le pulsioni tendono ad essere derise ed allontanate, nel peggiore dei casi.

Nonostante ciò, però, artisti come Vincent van Gogh non avrebbero potuto trovare la meritata fama e la pace in una società diversa da quella odierna.

Il mio è un vero e proprio elogio verso tutto ciò che giudichiamo come diverso ma che, allo stesso tempo, può nascondere meraviglie. Basterebbe solo non fermarsi alla punta dell’iceberg”.

Rapporti con il Teatro

Non possiamo non concordare con quanto ha appena detto. Emerge in tutto lo scritto la passione del protagonista per l’arte del teatro che diventa, in alcuni tratti delle prime due parti, una vera ossessione. C’è un legame tra la passione del protagonista e la sua?

“Il teatro mi accompagna sin da bambina. A causa della separazione dei miei genitori, quando avevo otto anni, fui costretta ad abbandonare le lezioni e la volontà di tornare sul palco è stata, per me, un’ossessione fino all’anno scorso, quando ho iniziato a frequentare il corso per aspiranti attori gestito dall’associazione culturale “Si Può Fare!”.

Il teatro è un’ancora di salvezza, lo studio di un terapeuta. Non si può non esserne dipendenti. Oltretutto, reputo il protagonista un alter-ego. Ecco qualcosa che ci accomuna”.

…e con il Protagonista

Come mai il protagonista non ha nome?

Il nostro attore è una figura emblematica. Volevo che a dargli un nome fossero le sue emozioni ed i suoi pensieri. È un modo come un altro per permettere al lettore di immedesimarsi o, perché no, di vedere “quei panni” su chiunque altro, su una qualsiasi figura amica”.

Bene. Il protagonista, però, ha molti vizi. Come giustifica questi suoi comportamenti?

Il suo è un racconto sofferto. Quelle che leggete non sono le pagine di un diario segreto di qualche adolescente, sono le confessioni e le riflessioni di un uomo che ha vissuto e che vivendo ha commesso errori.

Credo che questi siano gli ingredienti fondamentali per avvicinare una figura fittizia al mondo reale e donargli carne, sangue, un corpo caldo”.

Conclusioni

In conclusione, siamo rimasti davvero colpiti dal finale, forse perché riassume più di tutto il senso di questo libro. Senza svelarlo per forza, possiamo sapere qual è il suo augurio ai lettori?

“Auguro a tutti di riuscire a tenere lontano il buio della resa e la puzza del rimpianto. L’arte è e sarà sempre parte dell’essere umano e, tra le mille differenze, i gusti, i generi, gli stili e quant’altro, ci sarà sempre qualcuno disposto a tifare per noi, a scommettere su di noi, a riconoscere il nostro talento”.

E’ stato un onore per la nostra Redazione poter intervistare una scrittrice dal futuro assicurato e ringraziamo per averci dedicato del prezioso tempo Luisa Di Falco.

Ricordiamo a chi volesse acquistare “Standing Ovation” dell’autrice Luisa Di Falco, che può farlo direttamente da questo sito ad un prezzo speciale cliccando sul banner dedicato.

 

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