I “venti di guerra” in Ucraina sono diventati qualcosa di molto più serio e tangibile nel corso di pochi giorni: l’invasione armata della Russia ha portato ad un’enorme preoccupazione, che ha mobilitato oltre alle forze politiche, una grande partecipazione civile per esortare, per quanto possibile, il cessate il fuoco.
Erano svariati decenni che un’operazione militare non veniva condotta in modo così tradizionale, manovra che ha risvegliato paure riconducibili alla guerra fredda, a oltre 30 anni dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Cosa può succedere?
In caso di guerra chi può essere chiamato alle armi in Italia?
Gli stati europei e gli Stati Uniti hanno quasi subito inviato all’Ucraina aiuti economici ma anche relativi ad armamenti per difendersi dall’invasione, nonostante il paese invaso non faccia parte della Nato, ne dell’Unione Europea. L’Italia non è stata da meno ed ha immediatamente devoluto aiuti economici, ma con la problematica relativa ad un possibile uso del nucleare da parte di Vladimir Putin a scopo difensivo, ha iniziato a farsi viva l’ipotesi di un intervento armato di supporto, come caldeggiato dal presidente ucraino Zelensky, che ha esortato anche i volontari stranieri a prendere parte alle forze di difesa.
L’Italia come da costituzione Ripudia da guerra (articolo 11) ma allo stesso tempo due parti dell’articolo 52 prevedono: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino” e “Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici”.
Non essendo prevista la leva obbligatoria sarebbero chiamati eventualmente le forze di Esercito, Aeronautica militare, Guardia di Finanza, Carabinieri e Marina militare attualmente attive, oltre ai componenti che hanno cessato il servizio da almeno cinque anni. L’ipotesi di un’intervento militare diventerebbe realtà solo in condizioni di attacco presso uno dei paesi che fanno parte dell’Alleanza Atlantica NATO.